14.11.2020

“Nonna, come si fa ad andare avanti così?”

“Se non riesci più ad andare avanti è il momento giusto per fermarti. Finalmente. E imparare ad ubriacarti del vuoto. Siamo convinti che per sentirci realizzati dobbiamo essere pieni. Di cibo, di relazioni, di attività da fare. Ma sono solo le braccia vuote che possono cullare un neonato. Braccia attente, senza distrazioni, prive di pesi. Il cucciolo d’uomo ha bisogno del nostro vuoto per sentirsi pieno.”

“Cosa ci faccio con il vuoto?”

“Puoi parlarci, scriverci una canzone, accomodarti nel suo abbraccio affettuoso ed attendere un suo sussurro. Se sei così brava puoi anche riuscire a danzare con il tuo vuoto. Ballerai una melodia proveniente da un mondo lontano, i tuoi piedi danzeranno senza il tuo consenso, il tuo corpo si muoverà come un fiore accarezzato dal vento. E in questa danza ti perderai. Raggiungerai mete lontane. Per poi ritornare più ricca di sempre. E’ nel vuoto che si scoprono le verità più importanti. Il pieno non fa altro che nasconderle, queste benedette verità!”

“Ma se non vado avanti ho paura di rimanere ferma per sempre!”

“La tua paura è solo quella di trovarle queste sacre verità. Di guardarle in faccia e riconoscerle. Siamo nati per celebrare il vuoto, per meditare nella mancanza, per dare la mano ai nostri squarci interiori. Per stare nel nulla e perdere il controllo. Di noi stessi. Il neonato si nutre dei nostri vuoti e diventa irascibile quando siamo pieni di ciò che non è sacro. Stai nel vuoto, il più possibile. Non fuggire da questo grande messaggero divino pensando continuamente a come sarebbe il tuo vuoto pieno. Solo così capirai che è nella cavità che si può formare la vita. Come il grembo della madre che sposta tutti i suoi organi vitali per far spazio al feto. E’ l’ora del vuoto. E’ l’unico modo per riempirci di vita vera.”

Elena Bernabè

Un grazie di cuore a Trattoria al Cervo Bianco

Presso Erto, Pian del Cansiglio